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Libreria Alberto Govi di F. Govi Sas
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Description

PMM 209In 4to (mm. 203x145). Pp. 104, [2]. Segnatura: A-N4 ?1. Legatura francese dell'Ottocento in mezzo marocchino rosso, piatti in carta marmorizzata, dorso a quattro nervi con fregi e titolo in oro, risguardi e tagli marmorizzati. Tra le carte di guardia si trova un foglietto sciolto vergato da una mano ottocentesca che contiene uno stralcio contro la tortura tratto dall'Ode è la verità di Voltaire. Sul titolo firma di appartenenza di un certo "C. Minoret" Frontespizio lievemente macchiato, leggera brunitura uniforme, fioriture sparse, ma ottima copia marginosa. PRIMA EDIZIONE (in uno dei rari esemplari recanti la carta finale d'errata con ventuno emendazioni) della più significativa e celebre opera dell'illuminismo italiano, che al suo apparire fu subito accolta con entusiastici consensi in tutta Europa. Per motivi prudenziali, il nome dell'autore non compare nel testo, che infatti con sentenza pronunciata il 3 febbraio del 1766 fu inserito nell'Indice dei libri proibiti. Dopo la prima edizione livornese, l'opera venne ristampa numerossime volte, quasi sempre con falsi luoghi di stampa (Monaco, Losanna, Harlem, ecc.), in edizioni più o meno corrette e più o meno legittime - alcune di esse sono contraffazioni di contraffazioni -, a testimonianza dell'immensa risonanza che ebbe e delle difficoltà che incontrò nella sua diffusione. Grazie alla traduzione in tutte le principali lingue del tempo, Dei delitti e delle pene giunse a influenzare, più o meno direttamente, Caterina di Russia, Giuseppe II, Leopoldo II e i legislatori della rivoluzione americana e di quella francese. Nel saggio Beccaria critica aspramente la legislazione vigente e il trattamento carcerario dei detenuti (in particolare l'aberrante, ma diffusissima pratica della tortura), rigettando in blocco gran parte della tradizione giuridica precedente e ponendo al centro della sua riflessione il rispetto dei diritti dell'individuo, in particolare i diritti cosiddetti naturali, quali il diritto di libertà e quello di proprietà. In conformità con le idee razionalistiche ed utilitaristiche proprie dell'illuminismo, che egli originalmente combina con un profondo amore per il prossimo, Beccaria sostiene che lo strumento fondamentale per far piazza pulita dei privilegi e dei soprusi commessi a favore di pochi sia la razionalizzazione del diritto attraverso la legge: una legge generale e inequivocabile che disciplini in modo chiaro e senza distinzioni. Il primo e più importante passo in questa direzione consiste nel separare diritto e religione, favorendo da un lato la laicità della legge e promuovendo dall'altro la tolleranza religiosa. In questo senso Beccaria pone in modo netto la distinzione fra reato e peccato, criticando la pena di morte, ritenuta un inutile deterrente, e teorizzando il valore educativo e riabilitativo della pena. Cesare Beccaria nacque a Milano da nobile famiglia di origine pavese. Dopo gli studi compiuti presso il gesuitico Collegio Farnesiano di Parma e presso l'Università di Pavia, dove si laureò nel 1758, ebbe un violento scontro con il padre a causa della sua infatuazione per la figlia di un tenente colonnello. Folgorato dalla lettura delle Lettres persanes di Montesquieu (egli stesso parlò di una "conversione"), decise di dedicarsi alla filosofia. Insieme ai fratelli Pietro ed Alessandro Verri (quest'ultimo era divenuto proprio allora avvocato "protettore dei carcerati"), fu tra i fondatori nel 1762 dell'Accademia dei Pugni e tra i collaboratori della rivista il Caffè. Il ruolo che i Verri ebbero nella genesi e nella stesura di Dei delitti e delle pene non può essere sottovalutato. Dopo la condanna del libro, nel 1766 Beccaria compì un breve viaggio a Parigi, dove fu accolto con grande entusiasmo dal mondo intellettuale. Rientrato a Milano, nel 1768 fu nominato professore di scienze camerali presso le Scuole Palatine. Dopo due anni di insegnamento, nel 1771 richiese e ottenne di diventare consigliere del Supremo consiglio d'economia. Negli.

About Dei delitti e delle pene

Cesare Beccaria's seminal work, "Dei delitti e delle pene," translated into English as "On Crimes and Punishments," marks a monumental shift in the landscape of criminal justice and criminology. Published in 1764, this groundbreaking treatise laid the foundations for the modern criminal justice system, advocating for the reform of the legal and penal system in a manner that was radically ahead of its time. Beccaria's ideas not only influenced the development of criminal law in Western Europe but also had a profound impact on the Enlightenment philosophers of his era. This essay delves into the core themes, arguments, and enduring legacy of "On Crimes and Punishments," highlighting its significance in the annals of legal and philosophical thought. At the core of Beccaria's argument is the assertion that the system of punishment should be guided by rationality, humanity, and the principle of justice rather than by the severity of torture or the arbitrariness of the judges. Beccaria challenges the traditional practices of the criminal justice system of his time, which often involved torture and capital punishment, arguing that the purpose of punishment should be to deter crime and reform the offender, rather than to exact revenge. This represented a radical departure from the prevailing judicial practices, rooted in a belief in the innate rights of individuals and the importance of a proportional response to crime. Beccaria posits that the certainty of punishment, rather than its severity, is more effective in deterring crime. He advocates for a system where laws are clear and widely known, ensuring that individuals can understand the consequences of their actions. This principle underscores the importance of a legal system that is transparent, predictable, and fair, in which punishments are not only just but also necessary and logically connected to the crimes they are meant to deter. One of the most revolutionary aspects of Beccaria's work is his staunch opposition to the death penalty and the use of torture. He argues that the state does not have the right to take lives and that capital punishment is neither a useful deterrent nor morally justifiable. Beccaria's arguments against torture are similarly grounded in logic and humanity, emphasizing the unreliability of confessions obtained under duress and the fundamental rights of individuals to be treated with dignity and fairness. The impact of "Dei delitti e delle pene" on the development of legal thought cannot be overstated. Beccaria's ideas were instrumental in shaping the reforms of the criminal justice systems in various European countries, including the abolition of torture and the death penalty in many jurisdictions. His work also influenced prominent figures of the Enlightenment, such as Voltaire and Montesquieu, and contributed to the development of classical criminology and the modern principles of human rights. Beyond its immediate impact, Beccaria's treatise continues to resonate in contemporary debates on criminal justice reform, the ethics of punishment, and the abolition of the death penalty. His advocacy for proportionality, deterrence, and the humane treatment of offenders remains relevant, reflecting enduring principles of justice and humanity.